编辑: 无理的喜欢 2019-07-04

4 esplosione di violenza e per aver dato luogo a quell'

unicum negativo nella storia che è l'

Olocausto, che per alcuni avrebbe spostato il limite della rappresentazione oltre la soglia del rappresentabile... Se i tragici greci trassero dal mito e non dalla storia le vicende luttuose dei loro testi (tranne Eschilo nei Persiani), il ?secolo breve? avrebbe raggiunto un livello di annichilimento tale da porre una seria ipoteca sui tentativi di rappresentarlo artisticamente. Per questo motivo le parole di Awni Karoumi sono condivisibili solo a patto di limitare l'

affermazione ?tutte le guerre si equivalgono? al solo Novecento, cioè al secolo in cui la tecnologia industriale applicata alla distruzione del rispettivo ?nemico? ha conosciuto un'

estensione e un'

innovazione tali da aver fatto paventare una possibile autoestinzione dell'

uomo;

al secolo le cui date chiave scandiscono momenti di rovina sulle cui macerie sono state edificate le istituzioni sociopolitiche entro cui ci troviamo ancora oggi a vivere;

al secolo, infine, che costituisce un serbatoio tale di narrazioni e di mitologie, che, davanti all'

affermazione ?Stalingrado è Bagdad?, non si avverte il bisogno di ulteriori spiegazioni tanto certi nomi e certe date sono entrati nel nostro bagaglio di conoscenze comuni, nel nostro lessico, nella nostra memoria collettiva. Ma un altro elemento fondamentale di distinzione del Novecento è anche il suo rapporto col passato. Come rilevato da Stephen Kern, l'

inizio del secolo scorso è segnato dalle figure, tra le altre, di Freud, Bergson e Proust, che, dai rispettivi punti di vista, attribuiscono una centralità assoluta al passato del singolo individuo (sintetizzando brutalmente: per Proust una chiave per il paradiso, per Bergson una promessa di libertà, per Freud una promessa di salute mentale).2 Ma è soprattutto negli ultimi anni

2 Cfr. Stephen Kern, The Culture of Time and Space 1880-1918, Cambridge, Mass., Harvard University Press, 1983;

trad. it. di Barnaba Maj, Il tempo e lo spazio. La

5 che la relazione col passato ha progressivamente ottenuto un'

attenzione mai prima conosciuta, sia a livello storico-politico, sia a livello culturale, e il tema della ?memoria? si è imposto al centro del dibattito. Pare che il secolo più breve, più violento e più accelerato della storia abbia messo in crisi la possibilità di ricordare serenamente, in modo lineare, il passato C soprattutto quando il passato individuale o collettivo è stato plasmato da eventi traumatici, dalla portata distruttiva nuova, dove occorre intendere il termine ?distruzione? nella sua accezione più ampia: non solo guerre e totalitarismi e genocidi, ma anche rivolgimenti percettivi causati dall'

influenza sempre più massiccia esercitata dalla tecnologia, così come inaspettati rivolgimenti politici che, all'

improvviso, impongono un rapporto completamente nuovo col passato. E così, declinando al plurale il lessico (in larghissima parte freudiano) attinente alle patologie psichiche dell'

individuo, il passato C la ?memoria? C ha cominciato a venire indagato e studiato alla ricerca delle ferite non cicatrizzate, dei traumi degli individui e delle collettività, del rimosso che in esso agirebbe condizionando occultamente il presente. In questo lavoro prenderò in esame l'

opera di un autore che ha posto la memoria al centro delle proprie riflessioni e del proprio lavoro letterario, Heiner Müller, per porla in confronto con testi di autori molto diversi, ma accomunati dal carattere traumatico del rapporto con il passato articolato nelle loro opere. Il denominatore comune è costituito dal fatto che il processo mnemonico (per utilizzare un termine che Paul Ricouer attribuisce all'

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